Come attrarre clienti nuovi. Ancora?

Come attrarre clienti nuovi? Ancora questi titoli? Molti professionisti della comunicazione continuano a vedere i mercati come territori di caccia selvaggia e non come campi da coltivare. Ma quella che loro considerano selvaggina da catturare non è più così indifesa e incosciente. Quello che molti considerano un territorio da caccia, in realtà ha bisogno di essere coltivato e non depredato.

Sono iscritta a diverse (forse troppe) newsletter di professionisti della comunicazione (così dicono) perché la COMUNICAZIONE è l’argomento principe del mio lavoro. Quindi mi piace vedere cosa si dice in giro, mi piace aggiornarmi e, perché no, arricchirmi.
Il problema è che queste newsletter le leggo sempre di meno. Mi attraggono sempre di meno. Mi annoiano sempre di più. Eppure te lo assicuro, sono create con tutti i canoni della ‘scrittura persuasiva’, quella, appunto, che dovrebbe persuadermi a leggere il contenuto fin dal titolo del testo. Tipo quello che mi è saltato agli occhi questa mattina quando ho controllato la posta: “Come Attrarre Clienti Nuovi”.

Be’, che dire? A chi non farebbe gola scoprire il segreto di come catturare nuovi clienti? Chi non andrebbe di corsa a leggere quel che dice questa email?

Eppure a me ha fatto l’effetto contrario. Ho pensato: “Eccone un’altra, sempre la solita pappa!”. E poi quel senso di fastidio nel constatare che si continua a parlare di “attrarre clienti” “prendere la mira e sparare su bersagli” “dare la caccia a potenziali clienti con i trucchi del mestiere” e tutta la sfilza di messaggi che ti svelano (ma non è vero) “come fare i soldi su internet”. Come se tutti quelli che hanno un’attività e decidono di svolgerla anche nel Web, non fossero sottoposti alle stesse ‘trappole persuasive’. Come se non fossimo tutti persone che comprano, prima o poi, e che fanno parte dello stesso meccanismo di scambio.

A volte mi sembra che si faccia una differenza netta tra chi ha bisogno di usufruire di un servizio, comprare un prodotto, accogliere un messaggio e chi, invece si trova a offrire, vendere, condividere. I primi da una parte e i secondi da un’altra. Mentre la realtà, io credo, sia molto più complessa. I ruoli sono confusi e le persone non hanno più un’etichetta sulla schiena dove c’è scritto: “io sono un consumatore e compro” o “io sono un produttore e vendo”. Non è così. Non lo è più.

Sarà che al posto di intestardirci a cacciare prede stordite dalle ‘promesse di successo facile’, si debba ritornare a coltivare i campi? Perché è così, molti vedono i mercati come territori di caccia selvaggia e non come campi da coltivare. Ma quella che loro considerano selvaggina da catturare non è più così indifesa e incosciente. Quello che molti considerano un territorio da caccia, in realtà ha bisogno di essere coltivato e non depredato.

C’è bisogno, io credo, di vedere il web come uno spazio comune che deve essere arricchito con contenuti utili e piacevoli. Contenuti personalizzati che riportino a galla la diversità di stile, la complessità di ogni argomento, il valore aggiunto dell’unicità. Contenuti di sostanza e non slogan tutti uguali che rimbalzano da una pagina all’altra.

Io vorrei poter distinguere un professionista da un altro anche da cosa inserisce nell’oggetto dell’email. Vorrei ricevere cose diverse per non rischiare di perdere tempo rileggendo gli stessi concetti che si passano uno con l’altro. E parlo da lettrice, consumatrice, potenziale cliente. E persona.

Insomma, vorrei un po’ di sostanza e vorrei poterla riconoscere 😉

Pat

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