Siamo in crisi ma possiamo fare qualcosa?

La crisi c’è ma siamo sicuri di non fare altro che peggiorarla?

Parlando solo di crisi si focalizza esclusivamente su tutto quello che non va, e si finisce per non fare niente di utile per se stessi e per la comunità.Ti sembra semplicistico il mio ragionamento? A me sembra l’unico possibile in un momento di crisi.
Qual è l’alternativa? Parlarne e basta? Continuare a dire che stiamo vivendo un momentaccio? Dare la colpa a quello, a questo, al governo, allo stato, al padre eterno?

Istruzione e formazione

Siamo in crisi! Va bene, anzi va male, ma l’abbiamo capito tutti e non serve ripeterselo. Serve, però, fare qualcosa. Ma cosa possiamo fare noi piccoli comuni mortali? Possiamo fare molto, secondo me. Se pensi che un individuo, un gruppo di individui o molteplici individui siano la causa di questa crisi, vuol dire che gli individui possono provocare qualcosa di sbagliato ma anche qualcosa di buono. Ne hanno il potere. Quando si parla seriamente di ridare vita e dignità a un paese del terzo mondo, si parla di istruzione, si parla di scuole, si parla di formazione. Investire nel futuro.

Io credo che questo criterio sia valido sempre, anche nelle realtà meno compromesse. Ma vediamo la cosa da un punto di vista più ristretto, vediamo le attività, le piccole imprese, quelle che possono fare la differenza. Sì, la crisi è un ostacolo ma spesso può essere anche un setaccio a trama larga che trattiene solo chi è più corposo. Trovarsi preparati in questo momento di crisi può fare la differenza tra rimanere nel setaccio o essere gettati all’aria come polvere. Un’attività corposa è quella che non si fa trovare impreparata, è quella che si forma continuamente, è quella che punta al valore. Parlo, chiaramente, di attività oneste, etiche. Sul resto non intendo nemmeno perdere il tempo di un rigo scritto.

Oggi, come tu sai, c’è tutto. Di tutto e di più. Siamo tempestati di proposte, consigli per gli acquisti, email di vendita, promozioni stracciate, occasione dell’ultimo secondo, saldi, pianti, e quant’altro. Lo sai cosa può fare davvero la differenza tra una proposta e l’altra? Una proposta di valore. E si può proporre qualcosa di valore solo se ci si prepara al meglio. Solo se ci si forma e si acquisiscono delle competenze reali.
Come disse Nelson Mandela:

L’istruzione e la formazione sono le armi più potenti che si possono utilizzare per cambiare il mondo.

La formazione, per un’attività, una piccola o grande impresa, per un freelance, per un lavoratore, è fondamentale. Se studi, ti informi, ti formi, vai avanti ed esci dal torpore dell’anonimato. Diventi più credibile per chi ti ascolta. E poi, considera un’altra cosa che ritengo molto importante, se sei davvero preparato, puoi davvero essere utile con il tuo lavoro. Come si dice spesso: fai la differenza.

Se c’è crisi e non investi in formazione, non investi nel tuo prossimo futuro, nella crisi ci rimani invischiato. Diventi polvere all’aria. In fondo se devo notarti nella tempesta di proposte, posso farlo soltanto se la tua voce mi dice qualcosa di veramente accattivante, qualcosa che può essermi utile, qualcosa che merita la mia fiducia. Dare per scontato il proprio talento, a volte, non ci fa vedere che il mondo è andato avanti e che c’è sempre qualcosa da integrare nel bagaglio delle proprie conoscenze.

FORMAZIONE non significa ricevere un titolo di studio. Io ne ho uno stracciato ma continuo a studiare, frequentare seminari e corsi on line o off line. E non mi servono i ‘diplomini’ di partecipazione che mi rilasciano. Mi serve solo prepararmi meglio al mio lavoro.
Se si vuole fare qualcosa di buono e combattere la crisi ci si deve formare, si deve studiare, si deve avere l’umiltà di mettersi in discussione e imparare da chi ne sa di più.

Siamo in crisi ma impegnarsi a fare il meglio può aiutare noi stessi e la società.

Pat

2 commenti su “Siamo in crisi ma possiamo fare qualcosa?”

  1. Articolo accattivante che non dice però niente. Formarsi per che cosa? Non credo che con la formazione si creino posti di lavoro. Credo invece che dovremmo puntare su antichi mestieri dimenticati in cui avevamo l’eccellenza, rivalorizzare l’apprendistato, cancellare dal nostro immaginario quel “titolo di studio” ti apre le porte del lavoro, non è così! Prima di tutto ci vuole la “voglia di lavorare”, secondo l’esperienza, che si accumula solo avendo fatto più lavori. Vi siete domandati come mai tutte le badanti siano straniere e che nei campi vadano solo gli extracomunitari o gli ospedali siano pieni di infermieri “comunitari”? Riflettiamoci, forse scopriremmo che a casa da “mammà” si sta meglio che a lavorare!

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    • Buonasera, Maurizio.
      Nell’articolo non c’è la pretesa di affermare che un titolo di studio porti inevitabilmente a un posto di lavoro certo e sicuro. Non c’è scritto da nessuna parte.
      Quando parlo di formazione – e mi sembra chiaro – intendo quell’impegno personale a dare il meglio di se stessi con il proprio lavoro.
      Se lei rilegge bene, mi rivolgo a persone che già lavorano: piccoli o grandi imprenditori, chi ha una piccola o grande attività, freelance…
      Mi ritrovo ogni giorno a fare i conti con persone di ogni ‘settore’ che lavorano in modo approssimativo, non hanno rispetto dei clienti acquisiti o di quelli di passaggio e non si pongono nemmeno il problema di far avvicinare i potenziali clienti. Spesso li fanno scappare. Queste persone, poi, sono le prime a lamentarsi che c’è poco lavoro, che la gente non compra e bla bla bla…
      Credo che bisognerebbe prendere coscienza del proprio lavoro e bisognerebbe migliorarsi soprattutto in un momento di crisi. Io credo molto nella responsabilità personale e se nessuno se la prende, non credo si arrivi a niente di buono.
      I mestieri dimenticati di cui lei parla raggiungevano l’eccellenza con la FORMAZIONE. Nessun falegname eccellente si è mai improvvisato! Nessun sarto ha mai aperto bottega senza aver prima ricevuto una adeguata formazione. FORMAZIONE non significa ricevere un titolo di studio. Io ne ho uno stracciato ma continuo a studiare, frequentare seminari e corsi on line o off line. E non mi servono i ‘diplomini’ di partecipazione che mi rilasciano. Mi serve solo prepararmi meglio al mio lavoro.
      Se si vuole toccare l’eccellenza ci si deve formare, si deve studiare, si deve avere l’umiltà di mettersi in discussione e imparare da chi ne sa di più.
      Era questo il senso dell’articolo.

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