Nei Social Media molte conversazioni diventano discussioni e poi litigi. E si finisce nel circolo viziose dell’ODIO. Si può evitare?

Un Social Media è uno strumento in grado di favorire le migliori e le peggiori conversazioni. Ma siamo noi i protagonisti e possiamo scegliere come comportarci.

Un Social Media è uno strumento di comunicazione che può portare beneficio o disagio. È uno strumento che aiuta la conversazione, la rende più aperta e facilita le relazioni. Tutto questo è vero e non bisogna sottovalutarlo perché deve essere visto come una ricchezza alla portata di ognuno di noi. E questo è il lato positivo. Quello negativo è che uno strumento di comunicazione come il Social Media, è vero che favorisce le conversazioni ma rende anche più facile il passaggio dalla conversazione alla discussione, spesso animata.

Nei Social, molte discussioni diventano litigi, dibattiti aspri, polemici e senza nessun vero confronto. Un litigio è sempre sterile, non dà spazio al confronto e senza confronto una discussione non ha senso di esistere perché non porta a una crescita ma è fine a se stessa; è uno sfogo personale, è il tentativo di proteggere le proprie certezze dalla minaccia del dubbio.

Gli odiatori

Spesso si parla di haters (odiatori), ormai definiti come una realtà a parte, una categoria, un ‘gruppo’ di individui fastidiosi che girano nel Web a spargere odio addosso a personaggi famosi o a chiunque abbiano deciso di mettere in difficoltà pubblicamente. È vero, esistono ma non credo siano così ben definiti e non credo si possano considerare una realtà a parte. Dico questo perché tutti noi frequentatori di Social possiamo trasformarci in haters, all’occasione.

Lo vediamo quotidianamente, nei Social le persone comuni si scambiano commenti rabbiosi, spesso sono celati da frasi meno esplicite che contengono, però, sfumature razziste, sessiste, xenofobe. A volte, invece, i commenti sono espliciti e diventano veri e propri insulti, diventano bullismo, violenza verbale. Per questo motivo credo che più che parlare di ‘odiatori’ dovremmo iniziare a parlare seriamente di ODIO, che nel Web è diventato un sentimento diffuso, comune, quindi un fenomeno da non sottovalutare.

Bisogna parlarne per prenderne coscienza. Il fenomeno dell’ODIO nel Web ci riguarda tutti, perché è vero che i personaggi famosi sono quelli più sottoposti a ogni genere di insulto, di attacco, di violenza verbale perché hanno un pubblico maggiore e quindi una maggiore esposizione, ma possiamo affermare che ognuno di noi, in un Social, può diventare protagonista di piccoli episodi di odio. Può subire e restituire odio, partecipando a questo preoccupante circolo vizioso.

I mezzi di lotta impiegati dall’odio recidono la possibilità di un dialogo umano. Dall’odio non nasce che l’odio.
(Remo Cantoni)

Oltre a parlarne dovremmo provare a cambiare qualcosa nel nostro comportamento. Abbiamo detto che ognuno di noi, nella sua piccola rete di contatti può diventare protagonista di comuni episodi di odio. Da protagonista si può tentare di fare qualcosa per evitare il litigio o per smontarlo. Tutti noi siamo capaci di reagire a una provocazione formulando frasi arroganti, offendono, insultando chi non ci piace. È facile. È molto più difficile metterci nella condizione di non reagire come l’istinto ci dice di fare.

Essere consapevoli di far parte (che lo vogliamo o no, ci siamo dentro) di questo circolo vizioso dell’ODIO facile, può aiutarci a riflettere su come reagire alle provocazioni e spegnere il litigio prima che lasci un brutto segno indelebile. Come? Le provocazioni non devono essere raccolte, mai. Chi provoca lo fa per ottenere risposte che forniscano la scusa per attaccare alzando il tono della discussione, per avere il pretesto di inveire contro. Se nessuno si ferma in tempo ecco che il circolo vizioso prende inerzia.

Edward De Bono, nel suo libro ‘Una bella mente’, ci dice come affrontare un dialogo nel modo migliore possibile e fra i tanti ci dà questo breve ma efficace suggerimento:

Non c’è bisogno di avere sempre ragione. Escludete il vostro ego dalla discussione e concentratevi invece sull’argomento di cui si parla.

Si può anche tentare di trasformare il potenziale litigio in una discussione costruttiva. Si può fare cercando di capire se dietro alla provocazione ci sia il bisogno di affrontare un argomento e l’incapacità di farlo nel modo adeguato. In quel caso si cerca di rispondere argomentando con calma, ci si prova. Se non funziona, si lascia il campo e l’interlocutore provocatore prima o poi si stancherà di parlar da solo.

In ogni caso, non dimentichiamoci mai che lo spazio di un Social è pubblico. Chi leggerà i commenti di quella discussione vedrà il nostro modo corretto e pacifico di comportarci e potrà farsi un’idea su chi siamo, sulla nostra personalità, sulle nostre buone intenzioni.

In un Social siamo quello che scriviamo, siamo le scelte che facciamo, siamo come ci comportiamo.

L’odio genera odio, bisogna che ci facciamo i conti soprattutto in uno spazio pubblico come il Social Media.

Pat

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