Oggi chi e in che modo ha il potere di condizionare le masse?

Oggi siamo noi i protagonisti, in questo circolo ci balliamo come in un rave party, un po’ drogati, un po’ ubriachi ma autogestiti. Così, almeno, ci piace credere.

In ogni cultura umana, dalla più repressiva alla più libera, il controllo della conoscenza è sempre stato uno strumento del potere (politico, economico, culturale) usato per dominare o condizionare il popolo. È ancora così.

Oggi chi ha il potere di condizionare le masse? È cambiato qualcosa?

Secondo me adesso bisognerebbe chiedersi in che modo si può arrivare al potere condizionando le masse, in quali spazi e con quali strumenti.

Un tempo se eri un bravo oratore potevi andare in piazza e parlare alle poche persone che ti stavano ad ascoltare e se eri tanto bravo le poche persone, piano piano, diventavano tante, fino a potersi definire folle. Un ottimo oratore (anche se era una pessima persona) riusciva a parlare alle folle e a incantarle. La storia lo insegna.

Poi arrivò la radio e chi poteva accedere a quel mezzo, aveva davvero la possibilità di rivolgersi alle masse in brevissimo tempo. Chi parlava alla radio, poi, aveva il fascino di chi poteva permetterselo e le sue parole acquisivano una notevole importanza. Un mezzo potente.

Il mezzo più potente, però, fu la televisione. Lo è ancora, secondo me. Un mezzo che usa strumenti di attrazione per ottenere distrazione. Anche la televisione che informa può usare contenuti che mentre intrattengono, manipolano la realtà e disorientano gli utenti. Spesso li condizionano.

Dobbiamo parlare dell’Internet, vero? Ci sto arrivando. Ecco il mezzo che ha rivoluzionato la nostra epoca: Internet, nello specifico il Web. Continuo a sostenere che la televisione è tuttora il mezzo più potente per chi vuole fare pubblicità, promuovere qualcosa o qualcuno, fare campagna elettorale, educare e condizionare il popolo.

Ma c’è un problema, la televisione può usarla solo chi ha il potere di farlo. È un mezzo per pochi. Il Web, invece, è alla portata di tutti. Almeno in teoria è così. Chiunque, nel Web, può occupare il suo spazio e parlare al suo pubblico o con il suo pubblico facilmente e gratuitamente. Un’opportunità straordinaria quanto pericolosa se colta da chi ha cattive intenzioni.

Poi arrivarono i Social Media e tutto si amplificò: il nostro bisogno di essere notati, accolti, accettati nel gruppo, la paura di essere tagliati fuori, il nostro bisogno di approvazione, il nostro ego. Ognuno di noi si è trasformato in un fine pensatore, esperto di politica, economia, medicina… perché ognuno, nel mondo Social, può dir la sua su qualsiasi argomento e apparire competente. La ‘telecamera’ è sempre accesa.

Ognuno può dir la sua e se la sa dire come il suo pubblico la vuol sentire, ci mette poco a crearsi una nicchia di fan pronta a credergli, a fidarsi dei suoi consigli, a imitare la sua personalità e il suo umore, anche ad arrabbiarsi a comando. E soprattutto a condividere ossessivamente il suo verbo.

Tutto come prima? Non proprio, anni fa stavamo tutti imbambolati davanti alla TV a farci distrarre e intontire da programmi generalisti dove il gossip teneva occupato ogni nostro neurone ancora attivo. Adesso pensiamo di aver preso in mano la situazione perché possiamo dire la nostra, siamo protagonisti e molto Social e ci sentiamo attivi, liberi, tonificati da questo nuovo ruolo in società.

Oggi siamo noi a fare gossip, a intontirci uno con l’altro, liberi di farlo e di appoggiare il ‘potere’ di turno che ci incalza slogan da gridare a lettere maiuscole, che ci passa fake news in cui credere a occhi chiusi e da condividere senza pensarci un solo istante. È un ‘potere’ che denuncia il potere, quello politico, economico, culturale, quello che da sempre condiziona le masse. Sembra proprio che sia dalla nostra parte. Ci nutre, ci coccola, ci regala input a raffica così velocemente che non dobbiamo nemmeno sforzarci di pensare. Che pacchia!

Ce ne stavamo accorgendo, noi del popolo, che il vecchio potere (dicono vecchio) ci stava manipolando. Stavamo imparando i vecchi meccanismi, gli strumenti che usavano per farci capire il meno possibile e continuare a fare il comodo loro. Quel vecchio potere ci stava dominando. Ci voleva proprio qualcuno che ci svegliasse con una bella botta in testa! Come no! Il tempo di riprenderci dalla botta e si era già creato un nuovo circolo vizioso… ma vuoi mettere! Noi, questa volta, siamo i protagonisti, in questo circolo ci balliamo come in un rave party, un po’ drogati, un po’ ubriachi ma autogestiti. Così, almeno, ci piace credere…

Qui ero sarcastica. Vi prego, non prendetemi sul serio.

In ogni caso, un mezzo è quel che è. Serve per contenere e trasportare, per mettere a disposizione degli strumenti. Non è né buono né cattivo, è un mezzo. Bisogna che iniziamo a prenderci la responsabilità di quel che scegliamo di fare, noi, di ascoltare, di riprodurre, creare, divulgare. E bisogna che facciamo lo sforzo di pensare. Roba nostra, roba che non si può demandare.

Pat

Lascia un commento

error: Content is protected !!